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La Gruppoanalisi

LA GRUPPOANALISI

La Gruppoanalisi


    Durante la seconda guerra mondiale, era frequente il disagio mentale che compariva nelle truppe alleate al fronte, due psicoanalisti Bion e Foulkes, cercarono di trovare un mezzo idoneo a curare più persone con pochi psicoterapeuti. Le contingenze di carattere economico (e di tempo), contribuirono all’elaborazione di concezioni teoriche originali e una vera e propria tecnica psicoterapeutica di gruppo, tale tecnica si diffuse in tutto il mondo. Negli anni ’40 con l’esperimento di Northfield, la prima esperienza gruppoanalitica, fu resa possibile da Foulkes e l’ispirata leadership dell’ospedale psichiatrico militare, ma questi fu l’unico che vi partecipò dall’inizio alla fine, tale esperienza suggerì la possibilità di estendere ed applicare l’esperienza gruppoanalitica a campi più vasti e non necessariamente terapeutici come ad esempio, la scuola, l’industria sport.  

   Northfield rifletteva, in modo eclatante, tutti i problemi della vita di gruppo e le interazioni tra i gruppi di persone che si possono ritrovare nel mondo in generale. Il setting era costruito all’interno di un reparto dell’ospedale, il numero dei pazienti era di otto, gli incontri settimanali della durata di non meno di un’ora, e pazienti con caratteristiche multiformi che includano gli estremi in cui l’uno manifesti apertamente, personifica, ciò che è stato represso nella potenzialità dell’altro. La gruppoanalisi condivide, in una certa misura, le indicazioni della psicoanalisi individuale; la terapia che svela l’inconscio richiede allo stesso modo un alto grado di collaborazione, di intelligenza, più che di istruzione, e di potenziale capacità di esprimersi verbalmente, e la regolarità della partecipazione per tutto il periodo. L’atmosfera è informale e la collocazione del gruppo è uno di fronte all’altro, mentre la quantità delle sedute necessarie sarà determinata dalla condizione clinica dei pazienti, flessibilità e spontaneità sono fattori fondamentali. Per Foulkes, la situazione gruppoanalitica produce un flusso duraturo di materiale inaspettato ed indefinito, poiché fornito di contributi spontanei, tutto ciò può ricordare il materiale raccolto con il test proiettivo Rorschach, solo che in questo caso il materiale è vivo e multidimensionale.  

    Tale situazione, promuove alcuni principi, che sono di importanza fondamentale per la sua funzione di procedimento diagnostico e terapeutico: partecipazione attiva, che include il risveglio dell’interesse e prepara il terreno per esperienze mutative (Strackey), solo ciò che prende il posto nella mente di una persona può avere un qualche effetto duraturo e cambiare la persona stessa, e questo è reso possibile dalla partecipazione attiva. Comunicazione in un’atmosfera permissiva, questo implica la necessità di giungere ad un significato valido per se stessi e per gli altri, e di capire ed accettare le formulazioni dei problemi degli altri così come dei propri, nella maniera in cui sono percepiti da tutti. Osservazione in un setting sociale, dal punto di vista dell’osservatore questo permette di visualizzare una storia, una diagnosi e una prognosi vivente, ogni membro del gruppo può autoosservarsi, a mano a mano che si confronta con gli altri e s’individua per contrasto. Dunque, tali principi coincidono con l’attivazione, l’aggiustamento e l’insight, ma il gruppo genera anche sostegno, attraverso la condivisione che dell’ansia e della colpa mediante la confessione e la catarsi, ma l’azione terapeutica immediata è rappresentata dall’adattamento e l’insight. Il gruppo è una struttura complessa, Ezriel 1950, parla di “denominatore comune“, ossia di fantasie inconscie del gruppo, di emozioni, di quella cultura che caratterizza il gruppo in quel momento.   

    Gli ambiti di intervento della gruppoanalisi, sono differenziati secondo tre modalità principali (Napolitani 1984), analisi in gruppo (metodo rotatorio), in cui ogni persona a rotazione assume il ruolo di protagonista; analisi di gruppo (metodo collettivo), in cui ogni verbalizzazione è espressione del gruppo; analisi attraverso o mediante il gruppo (metodo relazionale), in cui l’attenzione è rivolta sull’individuo e sul gruppo, sulle loro dinamiche relazionali inconsce che vengono mobilitate nel gruppo. L’analisi in gruppo, si pone in rapporto di totale continuità teorica con la psicoanalisi, ne accetta integralmente i principi e la tecnica, negando la specificità psicologica al gruppo considerandolo solo un luogo “altro” dove praticare la psicoanalisi di singoli individui. Autori come Wender, Wolf, Slavson e Schilder avvalendosi della competenza psicoanalitica, applicarono al gruppo i principi della psicoanalisi, come avviene nel setting individuale, l’interpretazione dei disturbi psichici mediante i lapsus, libere associazioni, sogni, resistenze degli individui, pur favorendo gli scambi tra i vari membri del gruppo.   

      Nei gruppi, i pazienti si alternavano in una seduta di psicoanalisi individuale svolta in gruppo, quest’ultimo rappresentava la famiglia originaria ed in generale un microcosmo della società. Per Bion invece il gruppo, è un insieme di persone che si trovano tutte allo stesso grado di regressione, per effetto delle rinunce che derivano dal contatto di ciascuno con la vita affettiva del gruppo. L’uomo, dichiara lo studioso, è un animale politico e la sua osservazione in gruppo rende visibile tale attributo. La gruppalità dell’individuo, è intrinseca al suo psichismo e prescinde dalla reale presenza del gruppo.  L’individuo, deve stabilire un contatto con la vita emotiva del gruppo e questo gli pone il problema di evolversi e differenziarsi, e di affrontare il timore connesso con questa evoluzione. Bion parla di assunti di base, concetto fondamentale della sua teoria sui gruppi; lo stato emotivo del gruppo, ansia, odio, amore e simili precedono gli assunti di base, che rappresentano le manifestazioni della regressione, le ansie psicotiche insorte in rapporto ai primi oggetti sono riattivate in molte situazioni adulte (Grinberg et al., 1972).

     L’analisi di gruppo, si riferisce al pensiero di Bion, nei gruppi bioniani il terapeuta focalizza l’attenzione sulla interpretazione del transfert in termini gruppali.  Bino, parla di meccanismi di difesa collettivi, essi si fondano su un’assimilazione psichica che passa dall’uno all’altro dei componenti del gruppo, al punto di formare uno sfondo indifferenziato chiamato sistema protomentale. Il primo assunto di base, è quello della dipendenza, il gruppo o parte, vive l’esperienza di una completa impotenza di fronte ad un pericolo sovrastante ed immediato, regna l’assenza di iniziativa e la possibilità di cavarsela da soli, giganteggia invece la figura del leader. Il secondo, attacco e fuga, si ha quando il gruppo ricerca la salvezza su se stesso, indipendentemente dal suo leader e guarda che nel proprio gruppo può essere in grado di guidarlo a combattere il nemico, la difesa è preparata in una tensione di panico.  Ciò che si cerca, è che qualcuno prenda in mano il comando, esprimendo il massimo dell’aggressività di cui il gruppo è depositario e canalizzandola verso un solo obiettivo di vittoria.  Il terzo processo sviluppato, è quello dell’accoppiamento, che si potrebbe definire come una ricerca di alleanze, ogni membro è convinto che solo dalla sua unione con l’altro può venire la salvezza, tale unione si presenta come un fatto creativo, quasi come una generazione di carattere sessuale. Tutti e tre questi meccanismi di difesa, rappresentano aspetti che il gruppo può assumere quando la dinamica profonda sia messa allo scoperto.

    L’analisi mediante il gruppo, ha come rappresentante principale Foulkes, che pose come principale tecnica di lavoro nel gruppo, l’analisi attraverso il gruppo (by the group), attraverso quindi il processo che si attua dalla matrice di base per evolvere in quella dinamica. Foulkes considera la mente, come un fenomeno trans-personale e trans-generazionale, come il sedimentarsi delle modalità relazionale familiari. L’autore, propone una lettura del gruppo (sia familiare che terapeutico) attraverso quello che accade qui e ora. Il gruppoanalista pone attenzione al processo, attraverso il quale il gruppo attraversa emozioni, affetti, pensieri autoriferiti o del singolo membro. Ma anche di fronte alla coppia di genitori, si assesta nella mente del terapeuta un gruppo, un gruppo allargato, medio, piccolo secondo quanto vuole restringere o allargare il campo d’osservazione, dobbiamo quindi capovolgere il pensiero riferendoci alla strutturazione di un legame primario, che non discende linearmente da una situazione duale, per poi estendersi gradualmente ad acquisizioni affettive e sociali più allargate, quanto piuttosto, al contrario, il quale tende a superare la dicotomia individuo-gruppo, e si concentra sul processo comunicativo in cui assumono rilevanza tanto l’individuo quanto il gruppo nel suo insieme.  Secondo Foulkes, il progetto terapeutico di una gruppoanalisi è simile alle altre psicoterapie quanto alla catarsi, al transfert, ai processi di identificazione e controidentificazione, differenziazione e di proiezione; tuttavia nella situazione di gruppo agiscono alcuni fattori terapeutici che si possono ritenere specifici di un gruppo.  

     Le tre istanze psichiche (Es, Io e Super-Io), sono rappresentate nel gruppo attraverso, scissione e spostamenti, capri espiatori e favoritismi. Il gruppo diviene simbolo di oggetti interni (madri, padri), ed oggetti esterni (mondo e altri in generale). Il paziente si rende conto che, anche altre persone soffrono di problemi, ansie, impulsi simili ai suoi. Questa consapevolezza da sollievo e favorisce l’attenzione dei propri sensi di colpa. Il proprio materiale rimosso attraverso la “reazione speculare”, viene riconosciuto più facilmente in altri e ciò permette una discussione ed un’analisi che, anche se riferita ad altri membri del gruppo, è rivolta contemporaneamente a se stesso.  La polarizzazione consente ai vari membri, la rappresentazione di un fenomeno unico attraverso più persone, ciò significa che ogni soggetto rappresenta un particolare aspetto di un problema ambivalente mostrandosi così eterogeneo. Tali reazioni si basano sul fenomeno della risonanza, ossia su una comunicazione inconscia tra due o più membri del gruppo, in particolare il partecipante vive intense emozioni, comportamenti, verbalizzazione istintive nei confronti di un’altra persona, come se avesse percepito a livello inconscio le sue problematiche, anche se non espresse verbalmente.

BIBLIOGRAFIA


Di Maria F., Lavanco G. Il contributo di Foulkes. Culture di gruppo.  Masson 2002.

Di Maria F., Lo Verso G. I sogni del gruppo.La psicodinamica dei gruppi. Teorie e Tecniche.Cortina 2000.

Aut.sanit.n°66 del 21-05-2003
P.I.08501381001
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