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Caso B

CASO "B"

Caso "B"

2.2.1 Storia evolutiva e di coppia

Pietro proviene da una famiglia composta dai genitori e da cinque fratelli; egli è il secondogenito. I genitori sono stati persone encomiabili per sensibilità ed impegno riguardo i problemi sociali: la madre, medico, e il padre, ingegnere civile, hanno diviso il loro tempo tra la cura dei figli, ai quali hanno impartito una eccellente formazione morale e religiosa, e le iniziative di solidarietà verso le persone disagiate del quartiere.
Tutti e cinque i figli hanno seguito il percorso educativo dell'Associazione degli Scout, così come avevano fatto i genitori da giovani; Pietro ha trovato anche nell'ambiente scoutistico un contesto formativo importante.
Nonostante questi punti di riferimento così positivi, Pietro durante l'infanzia e l'adolescenza era piuttosto timido, specialmente verso le ragazzine; era sempre a disagio nell'ambito della classe, e solo in gruppetti  piccoli riusciva ad essere più spontaneo e rilassato.
Negli studi non ha avuto problemi. Dopo aver acquisito la maturità, si è iscritto alla facoltà di filosofia e si è laureato a 23 anni.
Pietro a 18 anni non aveva ancora avuto esperienze sentimentali. A quell'età, conobbe Annamaria, una ragazza dalla personalità spigliata e socievole, a volte anche aggressiva, con la tendenza a far prevalere la sua volontà; ella aveva quindi un carattere molto diverso e quasi opposto rispetto a quello di Pietro. Annamaria proveniva da una famiglia con scarsa sensibilità religiosa e scarsa coesione familiare (i genitori erano separati), culturalmente e socialmente inferiore rispetto alla famiglia di Pietro. Ella, dopo una travagliata vicenda scolastica con molte bocciature, aveva infine abbandonato gli studi senza conseguire il diploma superiore.
Ci fu una fase di frequentazione sporadica; quando il ragazzo si accorse dell'interesse che Annamaria nutriva per lui, si fece coraggio affrontando la sua timidezza e le propose di instaurare una relazione; si misero insieme quando entrambi avevano 19 anni.  Vi è stata fin dall'inizio una grande attrazione fisica tra loro, che ha sostenuto il rapporto, nonostante le evidenti divergenze caratteriali.
Dopo pochi mesi di "fidanzamento", la ragazza rimase incinta, e Pietro propose immediatamente  il matrimonio. Furono informate le rispettive famiglie, che accettarono l'assunzione di responsabilità dei giovani, vista la gravidanza in atto. Nonostante fosse ancora studente universitario, Pietro sapeva di poter contare sull'appoggio economico della  sua famiglia.
Durante le pratiche per il matrimonio, Annamaria ebbe però un aborto spontaneo, e quindi non c'era più una gravidanza in atto a spingere  verso le nozze. La scelta matrimoniale avrebbe potuto essere riconsiderata da parte di Pietro, che si rendeva delle differenze culturali e caratteriali, e capiva che la scelta matrimoniale lo avrebbe costretto a cercare subito un'attività lavorativa  remunerata, mentre per i suoi studi,  la sua sensibilità e la sua giovane età, egli  avrebbe voluto dedicarsi a seguire i suoi interessi culturali ed i suoi ideali in modo meno attento agli aspetti economici.
Ciononostante, egli continuava a sentire il dovere di sposare Annamaria: gli pareva che il matrimonio con lei fosse la sua "missione". Anche Annamaria non era più innamorata come prima; ella però aveva talmente sofferto per l'interruzione di gravidanza che avvertiva come esigenza primaria quella di concepire un altro bambino, e vedeva che il matrimonio con Pietro era l'unico modo per potere al più presto rimanere incinta.
Il matrimonio fu poi celebrato quando i due giovani avevano 23 anni.
Nella convivenza matrimoniale le divergenze caratteriali si fecero sempre più evidenti. Pietro aveva verso la moglie un atteggiamento da "salvatore", e continuava a spronarla a migliorare la sua cultura e riprendere a studiare. La convinse ad iscriversi alle scuole serali. Egli d'altra parte dedicava molto tempo agli scout, e la ragazza lamentava di essere molto sola. Ella iniziò a frequentare un compagno della scuola serale, e con lui ebbe una relazione.
Infine, dopo un ennesimo litigio, fu lei a lasciare la casa coniugale, solamente dieci mesi dopo la celebrazione delle nozze.
In seguito, Pietro ha chiesto la nullità matrimoniale, invocando la propria insufficiente discrezione di giudizio all'epoca delle nozze.


2.2.2. Esame diretto e protocollo testologico

Pietro ha assunto per tutto l'accertamento peritale un atteggiamento piuttosto difeso: nonostante sia capace di una comunicazione fluida, facile ed accurata per ciò che riguarda argomenti generali, nella narrazione della sua storia è stato alquanto laconico, per una difficoltà di entrare in contatto con le sue parti più emotive ed intime.
Egli si presenta come una persona timida, riservata, e docile.  Si comporta in modo controllato e poco spontaneo;  rimanda l'impressione di essere un giovane intellettualmente dotato, ma piuttosto passivo nella relazione, e poco assertivo.  
Stabilisce comunque un contatto adeguato, ed è capace di mantenere l'attenzione focalizzata sul compito, anche se, durante il colloquio è stato più volte sollecitato ad entrare più nei dettagli della sua storia personale e matrimoniale, poiché mostrava  una certa vaghezza di qualità difensiva. Dimostra un livello intellettivo e culturale buono.
Per quanto riguarda l'umore e l'affettività, si evidenziano in lui segni di una forma di rigidità emotiva: egli, soprattutto quando si affrontano aspetti che attengono alla soggettività intima, appare come una persona affettivamente chiusa, -poco-accessibile.
Il test di Rorschach ha evidenziato la presenza di  tensioni che inibiscono il soggetto nell'uso delle risorse di cui potrebbe disporre. Egli risponde alle sollecitazioni ambientali e ai contatti emotivi in modo rigido, poco spontaneo. I bisogni affettivi risultano poco accessibili. Si rilevano stati ansiosi riferiti a bisogni affettivi che egli tenta di soffocare, razionalizzandoli. Pietro tende ad attingere conforto e sollecitazione in prevalenza dall' ambiente interno, e vi è un blocco dell'affettività nella sua espressine verso l'esterno. Gli elementi di elaborazione interiore si risolvono in un ripiegamento su se stesso. Vi è stato uno shock evidente alla Tavola IV (la tavola paterna, dell'autorità): esso indica problemi a livello del Super-io, della dinamica potere - sottomissione, e della identificazione maschile.  S'è riscontrato anche uno shock di dispersione alla Tavola X: Pietro si sente obbligato a produrre sempre una definizione complessiva e conclusiva; egli nel contatto sociale avverte in modo forte il disagio di non riuscire a sottomettere l'ambiente esterno alle proprie esigenze di razionalizzazione.
Il test grafico ha evidenziato un Io debole, e una personalità inibita, timida (tratto discontinuo e pressione leggera). A livello formale, si rileva un comportamento controllato, caratterizzato da una tendenziale passività (collocazione a destra e foglio orizzontale). Emergono, inoltre, inibizione, senso di inferiorità, forti difese emozionali, e tendenza ad evitare il contatto con il fantasma familiare interno, perché fonte di angoscia (disegno piccolo della famiglia, famiglia a bastoncino, famiglia dentro la casa).


2.2.3 Considerazioni complessive sul caso "B"

La convergenza tra le diverse prospettive di indagine espletate (la storia personale e matrimoniale, l'esame diretto, i test psicodiagnostici) ha consentito di giungere in modo convinto alla seguente conclusione psicodiagnostica su Pietro.
Egli è affetto da una coartazione emotiva, che può essere definita come un "disturbo psiconevrotico", caratterizzato da un super - Io ipertrofico, che origina dalla sua storia familiare.
Egli ha interiorizzato le figure genitoriali come modelli di pienezza di valori. Essi  sono stati  un  "modello forte" cui ispirarsi e aspirare, e sono stati idealizzati. Il loro orientamento prevalente verso l'esterno, il sociale, non ha però adeguatamente sostenuto la delicata sensibilità del piccolo Pietro.
In lui si è costituita un'idea forte della famiglia come gruppo, mentre si è sviluppata meno la capacità introspettiva, cioè la capacità di contatto con le proprie emozioni.  
Pietro, per il timore di non essere all'altezza dei genitori se avesse manifestato pulsioni aggressive, o avesse messo in primo piano le proprie soggettive esigenze emozionali, ha iniziato a controllare le proprie dinamiche affettive, inibendo la propria autenticità.
Con il passaggio nelle varie fasi evolutive, egli ha sempre più strutturato una condizione psichica di "conflittualità interna": dimostrava un comportamento esteriore disciplinato, ligio alle norme e sottomesso all'autorità; d'altra parte, egli doveva fare i conti con le proprie pulsioni represse,  il più delle volte negandole.
Pietro, in riferimento ad un suo conflitto interiore, è stato prevalentemente preoccupato di adempiere i suoi doveri e corrispondere ai suoi elevati standard valoriali, mentre è risultata carente in lui la capacità introspettiva, e di ascolto autentico delle esigenze altrui.
In una tale condizione di "disarmonia affettiva, Pietro ha terminato la sua adolescenza ed ha iniziato la sua vita giovanile, e sentimentale.
Passiamo ora a considerare le implicazioni della condizione psicologica descritta in Pietro per ciò che riguarda le sue scelte affettive di vita. Egli è stato condizionato dalla ipertrofia del suo super-Io: in lui ha prevalso, più che la ricerca di un rapporto nel quale  trovare soddisfazione alle proprie personali esigenze affettive e sessuali, il suo bisogno di porsi come "salvatore e di redimere",  conformandosi al modello genitoriale.
Diciottenne inesperto e ipersensibile, Pietro si sentiva fortemente attratto dall'avvenenza di Annamaria e nello stesso tempo intimidito dalla femminilità aggressiva di lei. Egli ha allora gestito il suo innamoramento  assumendo il ruolo di chi si dedica all'altra persona; in tal modo si è tenuto al riparo dalle proprie intime insicurezze.
La gravidanza inattesa, e poi l'aborto spontaneo, hanno fortemente incrementato in lui questo atteggiamento "di doveroso impegno", che, stante la sua età così giovane e la sua condizione esistenziale assolutamente non autonoma, si connotava però in modo velleitario.
In conclusione, il condizionamento nevrotico presente in Pietro all'epoca dell'incontro e delle nozze con  Annamaria, ha gravemente menomato la sua capacità di valutare e criticare in modo adeguato la scelta matrimoniale, essendo egli mosso dall'idea di avere trovato una donna da redimere per creare una famiglia perfetta come quella sua di origine, e condizionato ad adempiere un compito "ideale". Si può inoltre affermare che egli, stante il suo  "iper - controllo affettivo",  difettava nella capacità di partecipare con spontaneità, autenticità e passione alla vita di coppia.

Aut.sanit.n°66 del 21-05-2003
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