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L’Età di Mezzo nel Ciclo di Vita

L'ETA' DI MEZZO NEL CICLO DI VITA


L'Età di Mezzo nel Ciclo di Vita

-Come stare al mondo in un mondo che cambia velocemente-


La riflessione che ha portato questo spazio di pensiero a lavorare su "L'età di mezzo", è stata stimolata dalla considerazione di ciò che accomuna questa fase del ciclo di vita, da un punto di vista non solo emotivo affettivo, persone che stanno affrontando un lavoro di terapia, all'interno di questo periodo storico culturale.

In realtà la riflessione verte sui movimenti esistenziali legati alla percezione del cambiamento psicofisico, non solo in termini di impoverimento, di perdita ma di cambiamento inteso come trasformazione, pertanto nell'accezione di contatto con potenzialità, con altre parti di sé prima non accessibili.

La riflessione nasce da una discrepanza tra un vissuto soggettivo comune a questo ciclo di vita con le aspettative di vita che solo da una manciata di secoli ha visto prolungare qualitativamente e quantitativamente l'esistenza, unitamente alla realtà socio culturale attuale che punta fortemente sulla competizione, sulla negazione del cambiamento, sull'immobilità del tempo piuttosto che accogliere potenziando tale realtà.

In questa ottica, tra un passato neanche tanto lontano dove la morte avveniva intorno ai 45 anni, non abbiamo aggiornato il nostro inconscio collettivo, non abbiamo ancora sviluppato una memoria antropologica, sociale, culturale, genetica che possa aggiornare a tempi più lontani la fine dell'esistenza.

In sostanza è come se da una parte ci fosse una realtà fisica, corporea ed emotiva legata alla sensazione della fine della vita  che si attiva nel range di età tra i 40-50 anni, come avveniva nella realtà della vita media poche centinaia di anni fa. D'altra parte questo millennio vede il giovane tendere verso il prolungamento dello svincolo dalla famiglia di origine, dall'intraprendere il ruolo genitoriale dal realizzare le aspettative personali che coincidono o meno con quelle della cultura sociale d'appartenenza.

Questa dimensione tesa verso questo modello, che posticipa la via di mezzo ritardando le fasi altre del ciclo di vita e accorciando la strada di mezzo che vede il suo spazio contratto tra l'età adulta, del giovane adulto catapultandolo direttamente nell'età anziana dopo una serie di trattenimenti psicofisici, negazioni del cambiamento che ineluttabilmente deve avvenire.

Da qui la ricerca di senso, di significazione altra, di cambiamento che ha in sé il recupero del vecchio inteso come parti di sé recuperate, risignificate, come memoria, storia di sé degli altri significativi. Ciò che si perde nella mutevolezza della trans-formazione insita nel continuo cambiamento per diventare altro in base alle caratteristiche della capacità di aprirsi a possibili modi di sentire stare al mondo in modo diverso, rinnovando il codice di decodifica che traduce il linguaggio emotivo affettivo e lo collega a quello relazionale, in equilibrio con lo scenario che ci contiene, di cui facciamo parte. Come di noi fanno parte atomi e cellule in rete.

La variabile ambientale (sociale - culturale - scientifica) in questa questione sembra avere inciso in modo rilevante su quella storico - genetica in una corsa che non ha dato il tempo di costruire una memoria trasferibile attraverso l'inconscio collettivo (quel sedimento dell'esperienza e insieme, in quanto apriorità dell'esperienza stessa, un'immagine del mondo attraverso la quale si sono venuti delineando determinati tratti, i cosiddetti archetipi o dominanti, vale a dire simboli e rappresentazioni, modelli comportamentali e forme di sofferenza come espressione del vissuto umano universale).

Aut.sanit.n°66 del 21-05-2003
P.I.08501381001
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